Il 3 gennaio 1735 Carlo di Borbone, in viaggio
verso l’antica città di Nola, faceva sosta a
Pomigliano, accolto con ogni riguardo dalla
popolazione festante; al Re di Napoli, annota il
cronista, furono offerte alcune spase di fiori, e
fresche frutte, a voler evidentemente rimarcare
le tipicità produttive del luogo.
Il toponimo cittadino si presta, peraltro, ad una
maldestra manipolazione linguistica, per cui
nel Settecento si prese a derivare il nome
Pomigliano da una perifrasi spagnola, pomi e
Ilano, tradotta in italiano come Pianura de’ Pomi.
Dall’equivoco etimologico nacque, poi, 1
simbolo cittadino, ovvero un cestello di pomi in
marmo bianco posti alla sommità della colonna
di Piazza Mercato.
In realtà, l’origine del Paese è ben più antica
della dominazione spagnola, come l’Imbriani
annota nei suoi XII Conti Pomiglianesi.
Fu Salvatore Cantone, ad avvalorare la tesi della
fondazione romana di Pomigliano e ad avanzare
la nuova e definitiva ipotesi secondo cui il nome
derivava dal nome latino di una delle gens che
abitavano nel luogo (da “Pomelia” oppure da
un certo P.”Pomelianus”).

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